




Il VO2max, o massimo consumo di ossigeno, è la massima quantità di ossigeno che il tuo corpo può utilizzare durante uno sforzo intenso. È una misura scientifica e oggettiva: millilitri di ossigeno consumati per chilogrammo di peso corporeo al minuto (ml/kg/min). Niente opinioni, solo numeri.
A differenza della massa muscolare, il VO2max si misura con test ripetibili e standardizzati. I risultati sono chiari: più il valore è alto, più a lungo e meglio si vive!
Uno studio fondamentale pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology (Imboden et al., 2018) ha seguito oltre 4.000 persone per 24 anni. I risultati sono inequivocabili: chi aveva un VO2max elevato presentava il rischio più basso di mortalità per tutte le cause, incluse malattie cardiovascolari e cancro. Ogni miglioramento nella fitness cardiorespiratoria riduce drasticamente il rischio di morte, con percentuali a doppia cifra.
La domanda è antica: è meglio essere “grossi” o “in forma”? La scienza non ha dubbi. Nessuno studio ha mai dimostrato che una maggiore massa muscolare si traduca direttamente in una salute migliore. Il motivo è semplice: l’allenamento in palestra spesso si concentra sull’estetica, trascurando la funzione cardiovascolare.
La sarcopenia, l’invecchiamento muscolare, non è solo una perdita di massa, ma una perdita di funzione. E l’indicatore che meglio predice la funzionalità e la longevità è sempre lui: il VO2max. E questo fattore l’ho ampiamente dimostrato nel mio penultimo libro MITOCHONDRIAL TRAINING che ha avuto un successo di vendite ben oltre le mie più rosee aspettative.
Chi pratica sport di endurance e aerobici può affermare con dati alla mano di trovarsi nel 5% più in salute della propria fascia d’età. Perché? Perché esistono tabelle di riferimento chiare e oggettive. Un culturista su quale base può dire lo stesso? La vanità non è un dato scientifico.
Sotto potete vedere una tabella che certifica che la mia affermazione è basata su dati reali. Il mio VO2max varia da un 55 fuori stagione ad un 60 ml/kg/min e, nel momento in cui scrivo mi avvicino inesorabilmente ai 59 anni.
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Un preparatore sportivo serio prepara il suo atleta con misurazioni oggettive, lo stesso principio è applicato dei centri di longevità seri. Il VO2max può essere testato con precisione attraverso vari metodi:
Attualmente, in commercio, si trovano mascherine da 500 euro utilizzabili da qualsiasi sportivo o biohacker evoluto per auto-testarsi. Io ne posseggo 2.

Gli studi più recenti confermano che:
Chi si allena seriamente può misurarsi facilmente anche banalmente cronometrando il tempo che impiega per arrivare da un punto all’altro; oltre al VO2max (parametro fondamentale), si possono misurare decine di altri parametri tutti collegati alla performance ed alla velocità. Per esempio: il lattato, la soglia anaerobica, la soglia aerobica, un parametro che recentemente è al centro dell’attenzione anche per promuovere prevenzione e cura per il cancro come il FATmax. Mi vengono i mente anche altri parametri come l’indice respiratorio (altro parametro fondamentale per stimare la funzione mitocondriale) ed un altro parametro che sta emergendo altrettanto importante come la DURABILITA’.
Se si presentasse ad una gara di corsa sui 10 km, li completerebbe, se va bene, in un’ora e venti, un’ora e trenta. Io li faccio in 50′ in ZONA 2 e 39-40 minuti a ritmo gara. Non potrebbe sopravvivere se abbandonato in una foresta senza mezzi di sostentamento.
PERO’ FA FIGO FARE IL “PALEO”…
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Correlazione tra l’invecchiamento cerebrale ed il VO2max, ovvero il consumo di ossigeno.
Il massimo consumo di ossigeno è un parametro biologico che esprime il volume massimo di ossigeno che un essere umano può consumare nell’unità di tempo per contrazione muscolare. In pratica, più è alto il vostro VO2max e meno il cervello invecchia e si mantiene giovane.
La salute non è una moda, è un investimento sul parametro più affidabile e predittivo che abbiamo: il VO2max. Smettila di inseguire un’immagine riflessa nello specchio e inizia a misurare la tua funzione.
Non è necessario diventare un atleta d’élite. È sufficiente uscire dal quartile più basso della popolazione per cambiare drasticamente la propria aspettativa e qualità di vita.
Vuoi iniziare?
I numeri non mentono. Non dire “sto bene perché mi vedo bene”. Dimostralo con i dati.
Altre fonti e Disclaimer
(Disclaimer: Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo puramente informativo e non sostituiscono il parere del medico o di un professionista sanitario.)


Per anni hai combattuto SIBO, IBS e colon irritabile con antibiotici e rimedi sintomatici, senza trovare una soluzione definitiva. E se questi disturbi intestinali non fossero un “guasto” del tuo corpo, ma il segnale di una straordinaria intelligenza biologica? Se fossero una sofisticata risposta adattiva a una delle più grandi carenze della modernità: quella di zolfo attivo?
La risposta è sì. Per capire davvero la salute intestinale, dobbiamo partire dalla “scintilla” che la governa: la solfatazione.
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La solfatazione è il processo biochimico fondamentale per la nostra vitalità. In parole semplici: ZOLFO + LUCE + OSSIGENO = VITA. Questa reazione permette al corpo di:
È il filo conduttore che collega ogni cellula e ogni barriera del nostro corpo, specialmente la mucosa intestinale. Eppure, la medicina convenzionale la ignora. Tutti esaltano il glutatione come “antiossidante maestro”, ma dimenticano che senza una solfatazione efficiente, l’intero sistema di disintossicazione va in crisi e la barriera intestinale cede.
La medicina tradizionale cerca il “colpevole” da eliminare, ma la natura lavora per adattamento. Quando la solfatazione viene a mancare, il corpo entra in allarme. Le cause principali di questa carenza sono legate al nostro stile di vita moderno:
Il risultato? L’organismo, in emergenza, cerca di compensare attivando una flora intestinale “alternativa” (come i batteri Desulfovibrio) per produrre idrogeno solforato (H2S) e tamponare la crisi.
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Quelle che chiamiamo SIBO (Sovracrescita Batterica nell’Intestino Tenue) e IBS (Sindrome dell’Intestino Irritabile) non sono errori della natura. Sono il frutto di una sapiente capacità di adattamento: di fronte a una carenza cronica di solfatazione, il microbioma cambia assetto e favorisce la proliferazione di batteri capaci di produrre H2S per “tenerti in piedi”.
Ecco perché bombardare l’intestino con cicli di antibiotici è una strategia miope e spesso inutile e deleteria nel lungo termine.
Un ciclo di antibiotici può distruggere i batteri “cattivi” e portare a un miglioramento temporaneo. Ma il problema strutturale, la radice della carenza di solfatazione, rimane intatto. Di conseguenza, i sintomi sono destinati a tornare, spesso più aggressivi di prima, perché il corpo continuerà a logorarsi dall’interno per sopperire alla mancanza di zolfo, luce e ossigeno. (Fonte: PMC5646858; PMC3508456).

Quando lo zolfo attivo scarseggia, la tua barriera intestinale si frammenta, portando a un intestino permeabile (leaky gut) (che è una conseguenza e non “la causa”). Il metabolismo rallenta, l’infiammazione cronica dilaga e i tessuti perdono la loro capacità di ripararsi. Articolazioni che scricchiolano, pelle che perde elasticità, stanchezza cronica: non stai solo invecchiando, stai perdendo zolfo.
Attenzione alla Vitamina D in pillole: Se la solfatazione è carente, un’integrazione massiccia (ma anche minima) di vitamina D esogena può agire da “ladra” di zolfo, peggiorando ulteriormente la situazione.
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Invece di rimanere schiavo di antibiotici, inutili probiotichi sponsorizzati, integrazioni folli e diete restrittive, è possibile ripristinare la fisiologia del corpo seguendo principi evolutivi. La scienza è chiara:
Fabrizio Renzoni osteopata D.O.m.R.O.I. Tessera n. 4727
Fano PU CAP 61032 VIA G. Gabrielli N 12/A
cell 3286217569
mail renzonifabrizio@gmail.com